GOOD MORNING HUMANITY AND WELCOME BACK CHARLIE!
- Rino
- 5 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Riscoprire la bellezza senza tempo di un inno all’umanità nato nel periodo più buio.
Da qualche settimana la voce di Charlie Chaplin è tornata a farsi sentire in uno dei periodi più delicati da inizio millennio. Lavazza ha rispolverato uno dei migliori monologhi della storia cinematografica per creare lo spot Good Morning Humanity. Non è mio intento aprire un dibattito sullo spot come giusto o sbagliato, come puro escamotage per aumentare le vendite o mezzo per far riflettere il consumatore, come politicamente strumentalizzato o come becero buonismo da tv.
Mi interessa porre l’accento sull’intensità delle parole pronunciate da Chaplin nel monologo che chiude “Il Grande Dittatore”, film del 1940 diretto dallo stesso. Nella pellicola, il comico veste i panni sia di Adenoid Hynkel (caricatura del dittatore Adolf Hitler) che di un barbiere ebreo, creando così il malinteso perfetto: alla conferenza per la conquista dell’Ostria (Austria) a parlare è il barbiere camuffato da Hynkel che, davanti al partito e all’esercito delle croci accoppiate (svastica nazista), pronuncia un discorso toccando tematiche care all’uomo e non al disumano, come fratellanza, uguaglianza e solidarietà verso il prossimo. Certamente non quello che tutti si aspettano dal dittatore della Tomania (Germania). E la reazione dei soldati è sorprendente: il barbiere travestito da dittatore viene acclamato con un boato. Ha vinto l’innata bontà umana su un egoistico odio che stava riversando il mondo in una condizione criticamente inumana.
Quello dell’attore è un monologo collocato in una propria dimensione atemporale, che può esser ripresentato in qualsiasi epoca storica per quanto straordinariamente attuale, nonostante oggi compia la bellezza di ottanta anni. Un inno all’umanità nel suo senso più profondo, che trova proprio nell’uomo e nella sua progressiva mancanza di umanità il suo ostacolo maggiore.
«Pensiamo troppo e sentiamo poco» [1] .
Nel caos degli uomini l’umano viene meno; vuoti di un’essenza unica in ognuno ma comune a tutti, siamo davvero umani?
Non ci sono singoli colpevoli, lo siamo tutti nella nostra avidità e nel nostro cinismo: è colpevole chi, in nome di una libertà fittizia, schiavizza l’altro ed è altrettanto colpevole chi si piega – o ancora peggio, appoggia – a quest’ideologia senza lottare per la propria libertà e per quella degli altri diventando testimone e complice di azioni disumanizzanti per quanto bestiali.
I progressi scientifici aiutano l’uomo dal momento in cui quest’ultimo mette in primo piano l’altruismo, la fratellanza e la solidarietà a discapito dell’egoismo e della tirannia. In questa molteplice ed equilibrata unione di ragione e passione si crea il popolo: simbolo di progresso, felicità e protezione per tutte le categorie sociali, in particolar modo per quelle più sensibili, anziani e giovani di belle speranze.
Siamo esseri umani. Non siamo uomini-macchina. Sarebbe necessario portare «l’amore dell’umanità nel cuore»[2] e lottare per la democrazia poiché solo in questo modo si è liberi. Liberi di pensare, di agire, di dire, di provare emozioni costruendosi ed emergendo la propria persona, non facendosi costruire annichilendo se stessi.
Interrogatevi. Rispondetevi. Finché non trovate un senso, interrogatevi di nuovo.
[1] “The Great Dictator” – “Il grande dittatore”, CHAPLIN Charlie, CHAPLIN Charlie, [Stati Uniti d’America], Charlie Chaplin Film Corporation, 1940 [2] “The Great Dictator” – “Il grande dittatore”, CHAPLIN Charlie, CHAPLIN Charlie, [Stati Uniti d’America], Charlie Chaplin Film Corporation, 1940

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